Catania ricorda Battiato. “Mio padre, Sgalambro e il loro scambio continuo”

Rosa Maria Di Natale in La Repubblica (ed. di Palermo), 22 marzo 2025, p. 9

A Palazzo della Cultura si celebrano gli 80 anni del cantautore. La figlia del filosofo: “È emersa solo una parte del loro lavoro”

Sarebbe stato utile immortalare l’esatto momento in cui i loro sguardi si incrociarono, ma non era il tempo degli smartphone. Chi ne fu testimone quella sera di venerdì 12 novembre 1993, al Piccolo teatro di Catania, se ne fa ancora un vanto. L’occasione era la presentazione di Trigonometria di ragni, libro del poeta e amico comune Angelo Scandurra.
Fu così che Franco Battiato incontrò per la prima volta Manlio Sgalambro, filosofo irregolare e siciliano sornione. Quest’ultimo aveva da poco finito di scrivere il pamphlet Contro la musica, che sarebbe stato pubblicato l’anno successivo da De Martinis & C., proponendone una metafisica e cercando di contrastare qualunque tentativo buonista e sociologico. Sgalambro ne regalò una bozza al maestro. Battiato rimase folgorato.
«Si sono sempre dati del lei, sino all’ultimo giorno, nonostante abbiano condiviso vent’anni di esperienze».
Elena Sgalambro vive a Parma ed è la figlia maggiore del filosofo dal quale ha ereditato l’acume irriverente e benevolo. «Era un rapporto che correva sul filo di fax e di telefonate. – ricorda – Le loro giornate erano scandite da rituali telefonici; ricordo che mio padre mandava del materiale a Franco. Poi via via il rapporto divenne amicale e affettivo, ma sempre con questo rigore formale. Lavoravano moltissimo insieme e non necessariamente per i loro progetti musicali. Era uno scambio continuo di idee, di letture, di frequentazioni. Quello che abbiamo visto era solo la punta dell’iceberg della loro routine, e chissà, forse la meno interessante».
Di Franco Battiato si parlerà domani a Catania in occasione degli 80 anni che avrebbe compiuto il cantautore: il Centro studi di gravità permanente e il Comune di Catania celebrano l’artista con l’incontro “Auguri Franco. Esegesi del genio”, domani alle ore 10.30, al Palazzo della Cultura di Catania.
Battiato e Sgalambro si incontrarono nella Catania creativa degli anni Novanta, ed erano diversi tra loro. Elena ricorda ancora il suo stupore quando il padre si mise a cantare: «Gli dissi: “Adesso canti, pure?”». Non ricorda la risposta, di certo qualcosa di sarcastico, come era nello stile, anche privato, del filosofo. «Mio padre smontava chiunque con una battuta e tu tacevi per sempre».
La musica per Sgalambro era “réclame del mondo”, chiasso pervasivo, insomma nulla che facesse presagire una qualunque collaborazione con un musicista – cantautore. Il 5 aprile del 1994, l’anno della pubblicazione di Contro la musica, Battiato firmò per Repubblica una recensione al libro: «È singolare che un musicista si trovi d’accordo. (…) Come si fa a non esserlo? Ciò che mi ha colpito è lo stato di allerta. La volontà di provocare un collasso. Il vedere un tutto, o una parte, come per la prima volta fa male ma salva. Immaginate migliaia di macchine completamente bloccate in una città mondiale: uno se ne va a piedi».
Di lì a poco il filosofo lentinese sarebbe diventato (anche) paroliere, librettista, cantante, persino attore, sempre in combinazione con Battiato. Arrivò al grande pubblico partecipando ai tour e collaborando ai testi del musicista tra il 1995 e il 2012.
Alessio Cantarella, che di Battiato era amico e che per Sgalambro ha curato il sito web ufficiale e i social, racconta nel suo libro Battiato l’alieno (Mimesis), che il maestro «propose a Sgalambro la scrittura del libretto dell’opera Il cavaliere dell’intelletto, dedicata a Federico II, che la Regione Siciliana aveva commissionato a Battiato. Quando, dopo quest’esperienza, quasi per gioco, Sgalambro propose a Battiato la realizzazione di un album pop, L’ombrello e la macchina da cucire, i testi inviati da Sgalambro erano pazzeschi (si pensi al brano Fornicazione!): non si era mai sentito nulla di simile nell’ambito della musica leggera, la forza delle parole era strepitosa».
La congiunzione astrale, per dirla alla Battiato, era avvenuta. L’imboscata (1996), che conteneva La cura e le sue amorevoli correnti gravitazionali, e Gommalacca (1998), sono ancora considerati album colossali.
«Quando Battiato venne per la prima volta a casa mia, fui io ad aprire la porta. – continua Elena Sgalambro – Mi trovai davanti a questo signore spilungone dal barbone mistico. Dopo si chiusero nel famoso studio dove mio padre consumava tutti i suoi rapporti intellettuali. Cosa si dissero lì dentro lo sanno solo loro».
Difficile capire cosa li unisse ma considerando che Franco Battiato era uno stakanovista della ricerca e che la curiosità di Manlio Sgalambro per gli umani era irresistibile è possibile farsi un’idea. Il marito di Elena è Enrico Maghenzani, produttore artistico di Battiato dal 1985 al 1995; il primo lavoro fu la registrazione dell’album Nómadas per il mercato spagnolo e poi Fisiognomica nel 1988. Collaborò alla produzione di quattro opere, da Genesi alla Messa Arcaica.
«Entrambi prendevano molto sul serio la vita. – racconta – C’era tempo per tutti ma non c’era mai tempo. La loro attività era sempre finalizzata alla propria evoluzione o a quella degli altri. Si spendevano per cose importanti. Non si sono mai lasciati vivere, tanto che Battiato aveva un atteggiamento protettivo nei confronti di mio padre. Fu una presenza costante».